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Arrivato alla conclusione dell’ultimo momento di intimità vissuto con i suoi discepoli, prima di affrontare il terribile percorso che lo avrebbe portato fino al Golgota, Gesù sentì il desiderio di offrire ai suoi un’ulteriore testimonianza del suo amore pregando il Padre per loro, non dimenticando nessuno dei bisogni che avrebbero caratterizzato il loro cammino. Erano i momenti conclusivi dell’ultima cena e, dopo aver preparato i discepoli ad affrontare gli imminenti eventi futuri che sarebbero stati indubbiamente sconvolgenti per loro, Gesù alzò “gli occhi al cielo” e pregò.

Per Giovanni è stato possibile riportare integralmente il testo di questa preghiera perché, evidentemente, Gesù pregò ad alta voce: voleva che i suoi discepoli udissero e comprendessero. Così anche noi, a distanza di secoli, possiamo udire e comprendere.

Gesù inizia la preghiera evocando il mandato principale che egli ha ricevuto dal Padre: donare agli uomini la vita eterna. Accettare questo dono è la scelta di partenza che consente a coloro che la compiono di camminare come discepoli. Infatti – ci ricorda sempre Giovanni – “chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita” (1Gv 5:12) e, non avendo la vita, non può camminare dietro a Cristo!

È prevedibile che i vari ecumenismi e sincretismi religiosi in voga oggi giungano, prima o poi, ad affermare – ahimè anche in nome di Cristo – che si può avere la vita pur senza avere accolto il Figlio. Anche pensando a questa triste realtà, è interessante osservare che Gesù indica due percorsi irrinunciabili per ricevere il dono della vita eterna.

Il primo è il percorso che passa attraverso la Croce: “l’ora è venuta… Io ti ho glorificato sulla terra, avendocompiuta l’opera che tu mi ha data da fare” (Gv 17:1, 4). Perché il Figlio potesse dare vita eterna (Gv 17:3) era necessario che giungesse l’ora del compimento della sua opera di salvezza. Quell’ora “è venuta” quando sulla croce, pochi istanti prima di spirare, Gesù disse: “Tutto è compiuto” (Gv 19:30). Non ci sono strategie alternative per rendere disponibile ad ogni creatura umana il dono della vita eterna: questo dono è infatti esclusivo frutto della croce, perché è alla croce, attraverso l’offerta in sacrificio della sua vita, che Gesù rimuove l’ostacolo del peccato che impediva ogni relazione con Dio e, quindi, l’accesso alla vita eterna, che è la vita di Dio.

C’è oggi chi, in nome di Cristo, afferma che possono esservi strade alternative, quali la propria coscienza (?!?), per ottenere il perdono e la vita di Dio? C’è oggi chi insegna che, pur proponendo ciascuna strategie diverse, ogni religione finisce per condurre a Dio?

Ebbene, noi non dobbiamo stancarci di predicare “Gesù Cristo e lui crocifisso” perché la vita eterna è conseguente soltanto all’opera che Dio gli aveva dato da fare e che lui, per amore di ogni creatura umana, ha fedelmente compiuto! Con forza dobbiamo riaffermare che non c’è vita eterna al di fuori della croce. Non casualmente proprio all’inizio della sua preghiera di intercessione per i suoi Gesù ricorda la base unica di questa intercessione: la sua opera compiuta!

Ma c’è un secondo percorso ricordato da Gesù: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17:3). La vita eterna non si basa sulla conoscenza delle dottrine proposte da una reli­gione o da una “chiesa”, ma sulla conoscenza di Dio: una conoscenza che ci porterà a scoprire e a credere che “il solo vero Dio”, il Dio davvero esistente ed operante nell’universo, è “il Padre del nostro Signore Gesù Cristo”; è colui che ha mandato Gesù Cristo sulla terra perché egli potesse, attraverso la sua mediazione, diventare anche il “Padre nostro”. Questi è “il solo vero Dio”! Gli altri sono falsi dèi di religioni umane che porteranno a conoscere forme di vita apparente, ma non a ricevere la vita eterna!