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Dagli applausi alle… critiche! 

 

Gli applausi e le critiche con cui ti misuri durante lo svolgimento del tuo servizio cristiano possono avere effetti negativi sul servizio stesso.

Nell’articolo pubblicato in ottobre, abbiamo visto che gli applausi, sebbene gratificanti, non sono privi di insidie e devono essere gestiti con cautela.

In questo secondo articolo, ci occuperemo delle critiche.

 

C’è un’alta probabilità che le critiche ti risultino, in generale, più sgradite degli applausi.

Come darti torto?

D’altra parte le critiche, soprattutto quando sono immeritate e non sono costruttive, possono fare davvero male.

Forse vorresti essere gradito a tutti, ma questo non è sempre possibile. Anche se, in ubbidienza alla Scrittura cercherai la pace con tutti (Ro 12:18), ogni tanto sarai bersagliato da critiche ingiuste e ti troverai in conflitti che avresti preferito evitare.

 

Ad esempio, nonostante il suo ministero avesse portato tante benedizioni alla chiesa, l’apostolo Paolo era circondato da persone che lo ostacolavano. C’erano singoli come Alessandro (2Te 4:14) e gruppi come a Corinto (2Co 10:10) che erano delle vere spine nel fianco per l’apostolo, tuttavia Paolo affrontò le critiche e i conflitti sempre in maniera dignitosa, onorando il Signore e preoccupandosi soprattutto di piacere a lui.

 

 

Accetta le critiche costruttive

 

Innanzitutto devi riconoscere che le critiche non sono necessariamente negative ma possono aiutare a migliorare il tuo servizio.

Pensa a quanto viene descritto in Atti 6.

Il numero dei discepoli stava aumentando e con esso aumentava il lavoro degli apostoli.

Tra gli ellenisti sorse un mormorio perché le loro vedove erano trascurate nell’assistenza quotidiana. Gli apostoli si resero conto che tali critiche avevano delle ragioni oggettive e occorreva rispondere in qualche modo alle necessità sollevate. Questo portò all’introduzione dei diaconi nella chiesa:

 

“I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola»” 
(At 6:2-4).

 

Quando una critica è costruttiva devi avere l’umiltà di accettarla e di cambiare ciò che deve essere cambiato.

Non intestardirti, valuta ciò che gli altri ti segnalano e sii pronto a cambiare.

Ricordati che Dio è infallibile, ma tu no.

 

 

Non cercare vendetta

 

Purtroppo le critiche non sono sempre costruttive. Molte volte esse potranno essere ingiuste e accompagnate da un comportamento scorretto nei tuoi confronti.

Quando questo accade, potresti essere tentato di rispondere colpo su colpo, ma non è sempre una buona idea. Infatti, se rispondi ad ogni critica spenderai molte energie e molto tempo che potresti spendere meglio e, inoltre, rischierai di cadere nel peccato, infatti il confine tra “cercare giustizia” e “cercare vendetta” è molto facile da superare.

 

Le critiche ingiuste possono fare male, ma il desiderio di vendetta può portarti a reagire nella maniera sbagliata, in un momento d’ira, rischiando di passare dalla parte del torto. Cedere il posto all’ira di Dio e confidare in iui per la risoluzione dei conflitti è essenziale:

 

“Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore” (Ro 12:19).

“Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere” (2Ti 4:14).

 

Se vuoi servire il Signore non puoi dare retta ad ogni “Alessandro il ramaio” sul tuo cammino. A volte dovrai lasciare semplicemente che sia il Signore ad occuparsene.

Paolo sapeva che il Signore avrebbe reso a ciascuno secondo le sue opere.

 

In alcuni casi però le critiche possono danneggiare il servizio e coinvolgere altri. In tal caso è necessario difendersi in qualche modo.

 

Ad esempio Paolo dovette reagire per evitare che i credenti di Corinto fossero ingannati dagli oppositori:

 

“Sono diventato pazzo; siete voi che mi ci avete costretto; infatti io avrei dovuto essere da voi raccomandato; perché in nulla sono stato da meno di quei sommi apostoli, benché io non sia nulla” (2Co 12:11).

 

In tutti i casi, comunque, non era l’amor proprio a muovere l’apostolo Paolo. Nelle sue reazioni emergeva sempre una preoccupazione per l’opera di Dio.

 

Scrivendo ai Filippesi, ad esempio, ribadì che c’erano persone che predicavano per invidia nei suoi confronti, mentre lui era in carcere (Fi 1:17), tuttavia egli gioiva per l’annuncio del Vangelo, e anziché manifestare la propria rabbia, affermava:

 

“Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora” (Fi 1:18).

 

Questa reazione di Paolo è davvero sorprendente. Egli gioiva per l’annuncio del Vangelo anche se tale annuncio era fatto da persone che predicavano per invidia e rivalità.

Egli non si lasciò prendere dallo sconforto e dal desiderio di vendetta, sapendo che comunque quelle persone avrebbero risposto a Dio del loro comportamento.

 

Se tu fossi oggetto di critiche ingiuste, se qualcuno si fosse comportato male nei tuoi confronti, saresti in grado di reagire come Paolo, affidando al Signore la tua causa, cercando l’interesse di Cristo prima del tuo e difendendoti con ordine, se necessario, senza lasciarti sopraffare dall’ira?

 

RISPONDI CON I FATTI

 

Paolo conosceva un metodo straordinario per affrontare le critiche senza cercare vendetta e senza fare tante parole:

 

“Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta. Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo fidato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che dispensi rettamente la parola della verità. Ma evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell’empietà…” (2Ti 2:14-16).

 

Egli sapeva che Timoteo si sarebbe trovato in mezzo a molte discussioni che non avrebbero portato nulla di buono, discussioni che finiscono per danneggiare il servizio e la testimonianza. Il miglior modo di azzittire i propri detrattori sarebbe quindi stato quello di rispondere con i fatti più che con le parole.

Per questo motivo, Timoteo avrebbe dovuto “sforzarsi”, ovvero mettere ogni cura possibile per essere un uomo fidato, senza nulla di cui vergognarsi, determinato a tagliare rettamente la parola della verità.

 

 

Cerca l’approvazione di Dio

 

Le discussioni servono a poco, anzi conducono lontano da una vita che onora Dio (2Ti 2:16). Per questo motivo, invece di dedicare il proprio tempo a fare dispute di parole (2Ti 2:14), Timoteo avrebbe dovuto fare tutto il possibile per presentarsi davanti a Dio come un uomo fidato che cerca l’approvazione di Dio più che quella degli uomini.

Se sei al servizio di Dio, dovresti preoccuparti di ricevere la sua approvazione:

 

“Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele. A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso” (1Co 4:1-3).

“Perché non colui che si raccomanda da sé è approvato, ma colui che il Signore raccomanda” (2Co 10:18).

 

Di fronte alle critiche degli uomini è essenziale avere la certezza dell’approvazione di Dio. Prima ancora dell’opinione degli altri e della tua stessa opinione, ti preoccuperai dell’opinione di Dio, farai del tuo meglio per onorare il Signore e per essere un amministratore fedele che abbia grande cura di ciò che Dio gli ha affidato.

 

 

Non aver nulla di cui tu debba vergognarti

 

Un amministratore fedele deve essere integro, un operaio che non abbia nulla di cui vergognarsi. Se ci sono delle macchie nel nostro operato sarà difficile resistere di fronte alle critiche. Nella mia vita ho sperimentato che anche la più piccola mancanza diventa un’enormità agli occhi di chi ha già un pregiudizio nei nostri confronti. Per questo motivo è importante fare il possibile per avere una condotta esemplare.

 

Paolo conosceva bene l’importanza di una condotta esemplare nello svolgimento del proprio servizio:

 

“Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza” (1Ti 4:12).

 

La giovane età di Timoteo lo esponeva ad un pregiudizio che poteva essere superato solo con un comportamento esemplare in ogni aspetto. D’altra parte, Paolo stesso aveva lasciato un buon esempio a Timoteo e a tutti coloro che erano venuti in contatto con lui:

 

“Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza, le mie persecuzioni, le mie sofferenze…” (2Ti 3:10-11).

“Prendi come modello le sane parole che hai udite da me con la fede e l’amore che si hanno in Cristo Gesù”(2Ti 1:13).

“Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1Co 11:1).

“Infatti voi stessi sapete come ci dovete imitare: perché non ci siamo comportati disordinatamente tra di voi”(2Te 3:7).

 

Come potrai resistere alle critiche se la tua condotta ti condanna? Come potrai rispondere a testa alta ai tuoi detrattori se ci sono aspetti della tua vita di cui dovresti vergognarti?

 

 

Taglia rettamente la parola della verità

 

Purtroppo, sempre più spesso, anche i credenti si stanno abituando a discutere di qualunque argomento senza aprire la Bibbia.

Ognuno esprime il proprio parere e difende le proprie posizioni basandosi sul buon senso, sulla propria esperienza personale, su ciò che ha sentito dire da altri, ma non si va alla fonte esaminando insieme le Scritture per capire come stanno davvero le cose. Così, dopo aver discusso per ore, ognuno se ne torna a casa radicato nelle stesse convinzioni con cui la discussione era cominciata.

Un credente che vuole onorare Dio con il proprio servizio dovrebbe preoccuparsi di tagliare rettamente la parola della verità, ovvero mettere ogni cura nel comprendere la Parola di Dio in modo corretto.

Di fronte all’opposizione, dovrebbe sempre sottomettersi alla Scrittura, invitando i propri interlocutori a fare altrettanto.

La Parola di Dio deve essere al centro del nostro servizio per essere buoni servitori di Gesù Cristo:

 

“Esponendo queste cose ai fratelli, tu sarai un buon servitore di Cristo Gesù, nutrito con le parole della fede e della buona dottrina che hai imparata” (1Ti 4:6).

 

Quando ti troverai di fronte a persone che hanno opinioni divergenti e contestano il tuo operato, se sei superficiale e non ti sei curato di tagliare rettamente la parola della verità, ti ritroverai ad argomentare con dei generici “secondo me” invece di utilizzare la Parola di Dio per difendere le tue posizioni.

Un buon servo di Dio si nutre con le parole della fede e della buona dottrina. Anche di fronte alle critiche, un servo di Dio che abbia messo ogni cura nell’interpretare, comprendere ed ubbidire alla Parola di Dio, potrà sempre giustificare il suo operato utilizzando la Scrittura e sarà pronto a mettersi in discussione se la Scrittura gliene mostrerà la necessità.

 

 

Non isolarti

 

L’apostolo Paolo restò sempre umile di fronte agli applausi e non si lasciò mai abbattere dalle critiche.

Una delle chiavi del successo del suo servizio fu quello di aver compreso l’importanza del lavoro di squadra.

Infatti, egli condivideva le gioie e le preoccupazioni del servizio con i fratelli e le sorelle che lo circondavano, e apprezzava il conforto che gli proveniva dai suoi collaboratori. Di questo abbiamo grande evidenza nelle sue epistole.

 

Ad esempio, mentre si trovava in carcere, abbandonato da tutti, egli apprezzò Onesiforo e la sua famiglia che gli avevano recato conforto:

 

“Tu sai questo: che tutti quelli che sono in Asia mi hanno abbandonato, tra i quali Figello ed Ermogene. Conceda il Signore misericordia alla famiglia di Onesiforo, perché egli mi ha molte volte confortato e non si è vergognato della mia catena; anzi, quando è venuto a Roma, mi ha cercato con premura e mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso di lui in quel giorno. Tu sai pure molto bene quanti servizi mi abbia reso a Efeso” (2T 1:15-18).

 

Quando giunse a Troas, pur avendo una porta aperta dal Signore, preferì partire per la Macedonia (2Co 2:13) perché non aveva il supporto del suo amato collaboratore Tito. Quando Tito lo raggiunse in Macedonia, Paolo ne ricevette grande conforto (2Co 7:5-6).

Paolo fu rallegrato da persone come Stefana, Fortunato e Acaico, che avevano “dato sollievo al suo spirito” e“riempito il vuoto prodotto dall’assenza dei Corinzi” (1Co 16:17-18).

Egli era estremamente riconoscente a Priscilla e Aquila, suoi collaboratori, che avevano rischiato la vita per lui (Ro 16:3-4).

Non puoi svolgere il tuo servizio in maniera efficace se sei un individualista. Durante lo svolgimento del tuo servizio, ci saranno momenti critici in cui la presenza di fratelli e sorelle con cui condividere il tuo peso si rivelerà fondamentale.

Diventa più facile affrontare le difficoltà e le critiche se ci sono persone vicine che possono aiutarti a “ricaricare le batterie”, recandoti conforto, dandoti preziosi consigli e pregando con te.

 

Oggi, in un’epoca in cui ognuno pensa solo a sé stesso, anche i credenti tendono ad isolarsi. Molte volte viviamo il nostro ministero come un successo o un insuccesso personale e, quando ci sono problemi, difficilmente troviamo il coraggio di parlarne con qualcuno, così, anche un problema minimo, diventa una montagna insuperabile. La condivisione diventa ancora più difficile quando, nella chiesa, si crea un clima di diffidenza e maldicenza reciproca che non favorisce il lavoro di squadra.

Preoccupati quindi di mantenere buoni rapporti di amicizia all’interno della chiesa in modo da poter condividere sia gli aspetti positivi che quelli negativi del servizio. Non isolarti. Ti accorgerai che, a volte, è sufficiente parlare con un fratello o una sorella per vedere le cose da una prospettiva diversa ed essere pronti a ripartire con rinnovato entusiasmo.

 

 

Conclusioni

 

Paolo non cercava applausi e non si lasciava abbattere dalle critiche. Egli si preoccupò sempre di essere un buon amministratore di Dio, senza preoccuparsi troppo del giudizio degli altri, positivo o negativo, ma lavorando con gioia per l’edificazione della chiesa.

Concentrati sull’opera di Dio piuttosto che sulla tua persona e vedrai che sarà più facile dare il giusto peso ad applausi e critiche.

Sii pronto ad accettare le critiche costruttive ma sii pronto a rispondere con i fatti a chi ti accusa ingiustamente, fondando la tua condotta sulla parola di Dio.

Non isolarti ma cerca di mantenere buoni rapporti con le persone intorno a te. Non affrontare da solo il servizio ma condividine il peso con altri credenti. Per essere più efficace nel dare devi imparare anche a ricevere dagli altri.

 

Gli applausi e le critiche, affrontati nel modo giusto, saranno un’occasione di crescita. Gli applausi ti porteranno sempre più a ringraziare Dio per ciò che ha fatto attraverso di te, le critiche costruttive diventeranno occasione per cambiare in meglio, le critiche ingiuste e i pregiudizi ti stimoleranno ad affidarti sempre di più a Dio, curando la tua condotta e il tuo rapporto con Lui e con gli altri credenti.

Nel tuo servizio, tra applausi e critiche, che Dio ti sostenga e ti dia sempre di poter affermare con Paolo:

 

“Noi non diamo nessun motivo di scandalo affinché il nostro servizio non sia biasimato; ma in ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori di Dio, con grande costanza nelle afflizioni, nelle necessità, nelle angustie” (2Co 6:3-4).