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.Introduzione

 

“Studiati di presentare te stesso approvato da Dio, operaio che non ha di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità”

(2Ti 2:15 nella “Nuova Diodati”).

 

Viviamo nell’era dei computers, del web, dei media che riescono ad offrire una quantità esorbitante di informazioni e di prestazioni in così breve tempo. La nostra società è satura dalla fretta, dal bisogno di ottenere “subito” quello che si desidera, ed il sistema “mondo” l’ha capito. Per questo sta sfruttando tutte le proprie capacità tecniche ed intellettuali per soddisfare l’ansietà e l’avidità dell’uomo.

Nel frattempo le persone sono più pigre, meno conquistatrici, e continuamente alla ricerca di ciò che può saziare più facilmente e rapidamente le proprie voglie.

Ma nelle cose del Signore, il concetto del “tutto e subito senza troppo impegno” non esiste affatto!

 

 

L’invito di Paolo a Timoteo

 

L’apostolo Paolo, nella sua ultima epistola che viene reputata come un suo personale testamento, desidera incoraggiare il suo carissimo conservo Timoteo a perseverare nel servizio cristiano per il progresso dell’Evangelo. Pertanto afferma: “Studiati” (nella versione Nuova Riveduta questo termine è reso con “sforzati”) di presentare te stesso approvato da Dio. Questo termine è molto interessante, perché non soltanto costituisce un invito all’impegno, ma addirittura si riferisce ad un “impegno urgente” per il raggiungimento di precisi obbiettivi.

 

Nella vita cristiana, non esiste la politica dell’ “ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo” alla quale noi Italiani siamo molto legati.

Chi vuole divenire un servo efficace del Signore, deve avere ben chiaro che questo gli costerà un prezzo non indifferente.

Non c’è posto per la pigrizia.

Non c’è posto per la mediocrità.

Non c’è posto per la sterilità.

Ma il servo del Signore è un credente zelante, pronto al sacrificio, disposto a pagare il prezzo della sua fedeltà a Cristo.

 

Chi vuole crescere nella conoscenza del Signore Gesù Cristo, deve sapere bene che questa conoscenza non perviene ai nostri cuori in maniera automatica e spontanea. Ma bensì, essa va procacciata, ricercata, investigata e grandemente desiderata“Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio…”(Gm 1:5). Poiché il Signore si rivela a coloro che lo cercano con tutto il cuore e desiderano con tutto loro stessi adempiere la sua volontà e compiacerlo in ogni cosa.

Paolo dice a Timoteo: “Sforzati, affaticati, cerca di trovare il modo di compiacere al Signore usando tutte le tue energie fisiche, psichiche e spirituali; non lasciare nulla al caso, ma affaticati, ne vale la pena!”.

Ognuno di noi deve combattere contro dei “mostri” che hanno origine nella nostra vecchia natura. Essi si presentano sottoforma di noia, di pigrizia, stanchezza, superficialità, o addirittura presunzione e approssimazione.

Il Signore, invece, si compiace della dedizione e dell’impegno di umili servi che sentono il vivo bisogno e l’ardente desiderio di piacere al loro Salvatore che li ha salvati per grazia.

L’apostolo Paolo, nella sua prima epistola a Timoteo (4:13-16), descrive in maniere più corposa l’impegno necessario da parte del credente nelle cose spirituali, qualora egli desideri seriamente progredire.

Paolo si esprime mediante sei verbi che sottintendono un grande impegno. Egli afferma:

 

1. ‑“APPLICATI alla lettura, all’esortazione e all’insegnamento” (v. 13).

Ciò vuol dire che Timoteo doveva impegnarsi con grande attenzione e diligenza nella lettura della Scrittura, al fine di acquisire la conoscenza per esortare e insegnare. Infatti, e per mezzo delle Scritture Sacre, che si diventa “savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare a convincere, a correggere e a educare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera” (2Ti 3:15-17).

Pietro diceva che i credenti devono, “come bambini appena nati, desiderare ardentemente il puro latte della parola, affinché per mezzo suo cresciate” (1P 2:2).

Ricordo benissimo i primi minuti di vita di mia figlia Jasmine. Dopo averla lavata, la posero per qualche ora in incubatrice. Intanto, stavo fuori ad osservarla attentamente ed a studiare ogni suo movimento. E mi ricordo che per un istinto straordinario, lei muoveva la bocca, piangeva e si dimenava nell’incubatrice in cerca del latte della mamma.

Allo stesso modo noi dobbiamo desiderare grandemente, quasi come se fosse una questione di vita o di morte,il puro latte della Parola di Dio. Timoteo doveva abolire dentro di sé ogni traccia di superficialità, e stimare grandemente il servizio per Dio al fine di acquisire un maggiore senso di responsabilità. Inoltre, avrebbe dovuto affaticarsi nell’esortazione e nell’insegnamento a prescindere dalle difficoltà e dallo scoraggiamento che si sarebbero presentati.

 

2. “NON TRASCURARE il dono che è in te” (v. 14).

Cioè, non dimenticare di curare il tuo dono, ma esercitalo, affinalo, perfezionalo, fa che altri ne beneficino; non sotterrare il talento che Dio ti ha dato, ma affaticati perché esso produca dei risultati che rallegrino il Signore e cooperino all’espansione e all’edificazione del suo popolo speciale, e del suo Regno.

 

3. “ADOPERATI per queste cose” (v. 15/a).

La Nuova Riveduta lo traduce con “occupati”. Tutto ciò sta ad indicare l’abbandono della pigrizia, della staticità o di uno sbagliato investimento del proprio tempo. Ma occorre impegnarsi, darsi da fare per ciò che contribuisce alla propria crescita spirituale, all’edificazione della propria chiesa ed alla proclamazione del messaggio di salvezza.

Gesù Cristo stesso, nostro Re, disse:

“Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per quello che dura in vita eterna” (Gv 6:27).

Quanto tempo abbiamo sprecato! Quanto tempo investito in affari egoistici e che non c’entravano nulla con il regno di Dio.

Il valoroso soldato Joab, per mezzo di un’anziana donna, disse a Davide:

“Noi dobbiamo morire e siamo come acqua versata in terra che non si può più raccogliere” (2Sa 14:1).

Ogni momento che fin’ora abbiamo perduto, non può più essere ripreso né recuperato. Ma possiamo fare una cosa: decidere di investire da ora in poi il nostro tempo in cose che hanno un peso ed una valenza eterna e che glorificano il Padre Celeste.

 

4. ‑“DEDICATI ad esse interamente, affinché il tuo progresso sia manifesto a tutti” (v. 15/b).

Timoteo doveva offrire totalmente sé stesso a queste cose non lasciando tempo a null’altro. Egli non doveva rivendicare il diritto di concedersi una tregua o di andare in “pensione” (perché in verità molti lo fanno!) ma con passione doveva offrire il suo tempo, le sue membra, il suo cuore, le sue forze, e tutti i suoi averi a Cristo, per il bene della Chiesa e per la diffusione dell’Evangelo. Chi offre interamente se stesso a Cristo per essergli un servo sottomesso e zelante, difficilmente passerà inosservato.

 

5. ‑“ABBI CURA di te stesso e dell’insegnamento” (v. 16/a).

Paolo dice in sostanza a Timoteo:

“L’adoperarti in queste cose con dedizione è nel tuo interesse; perciò abbi riguardo di te stesso curandoti con la Parola di Dio e facendo sì che altri siano istruiti nella Parola; fa in modo che l’insegnamento sia chiaro, preciso e fedele”.

No! Un vero servo di Cristo non si trascura a rischio di ammalarsi spiritualmente, ma al contrario perfeziona se stesso.

 

6. “PERSEVERA in queste cose” (v. 16/b).

Non ti stancare mai, non ti fermare mai, non rallentare mai; Il progresso nella crescita sia una costante della tua vita; non ritenerti mai giunto al traguardo ma prosegui la corsa fino alla fine.

 

 

Il re Salomone e la sapienza

 

Anche il saggio Salomone diceva che la “sapienza” è un tesoro che Dio concede solo a chi la desidera grandemente e si impegna nel ricercarla:

“… se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento e ti dai a scavarla come un tesoro, allora (cioè: solo dopo aver fatto tutto questo!) comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio! (Pr 2:3-5).

Il nostro impegno testimonia il valore e l’importanza che diamo alle cose del Signore ed al Signore stesso.

Che tutto ciò sia un’attitudine ed una costante nella nostra vita, per essere degli efficaci strumenti nelle mani di Dio alla gloria del suo Nome!