Non una parola teorica,
ma provocante perché unita all’azione
Gesù ha iniziato il suo ministerio e si muove in continuazione; in questa circostanza lo troviamo a casa in Capernaum dove si era ritirato con la famiglia da Nazaret.
La sua fama lo seguiva (aveva operato guarigioni e scacciato demòni) la gente affolla la casa e la zona circostante: Luca aggiunge un dettaglio di non poco conto: “…c’erano là seduti dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme…” (Lu 5:17).
La casa della famiglia di Gesù era una casa aperta, accogliente che condivideva l’azione di Gesù. In questo caso l’incontro è insolito, forse casuale, ma importante: si ha l’impressione che la curiosità popolare abbia investito anche i detentori del sapere e del potere che, ovviamente, da persone importanti e di rango come erano ritenuti, erano davanti seduti ad ascoltare Gesù, ed “… egli annunziava loro la parola…” scrive Marco, una parola pronunciata con semplicità, ma con sapienza ed efficacia spirituale inaudita.
L’annunzio della parola che Gesù elargiva, non si limitava all’insegnamento come approfondimento erudito della Legge, la Torà; era qualcosa di più e di diverso: era l’annuncio di un Evento nuovo, previsto dai profeti, che non consisteva solo nell’aspetto parlato della Parola ma anche dell’azione che la parola conteneva, annunciava e indicava: la “…potenza del Signore che era con lui per compiere guarigioni” (Lu 5:17).
Era una parola potente che sovvertiva la concezione puramente accademica e teorica in uso presso le scuole rabbiniche del tempo; era una parola viva che unita all’azione provocava uno schok nelle menti e nelle coscienze dei dottori della legge.
La guarigione come parabola
Le guarigioni che Gesù compiva erano parabole ed annunci della “guarigione generale e totale” annunziata da Isaia, che secoli prima esclamava:
“Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità,il castigo per cui abbiamo pace è caduto su di lui, e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti…” (Is 53:5).
La potenza di guarigione espressa dalla croce e dal crocifisso è preannunciata dall’azione di Gesù e dalla sua Parola.
Ma i fatti descritti da Marco esplicitano un’altra parabola, quella della Chiesa avida di privilegi e di compresenza rappresentata dai capi religiosi e dalla folla che si assiepa attorno a Gesù che di fatto ostacola ogni movimento, impedendo ai più bisognosi di accedere.
Purtroppo anche ai giorni nostri molti intendono la Chiesa come il luogo o il momento adatto per fruire di benefici vari, per lo spirito e per il corpo, dove si dà poco e si esige molto! Dimenticando che Gesù ha dato tutto senza ricevere nulla in cambio dagli uomini se non le percosse e la morte per crocifissione!
Ma quando i bisogni sono impellenti e si prospetta l’occasione dell’esaudimento c’è sempre chi ci crede veramente e si muove in conseguenza.
La vera fede supera ogni ostacolo!
Un gruppo di persone si occupano di un paralitico, un uomo immobilizzato sul suo lettino, un anonimo che non apre bocca né prima né dopo l’evento della guarigione.
Marco ci racconta che quattro persone del gruppo lo portano sul suo lettino.
Non possono passare: nessuno si sposta; c’è da pensare che abbiano fatto qualche tentativo; ma evidentemente nessuno ha voluto cedere un posto privilegiato. Allora decidono di scoperchiare il tetto calando il lettino con il paralitico proprio dove si trovava Gesù.
Anche questo fatto è una bellissima parabola: calato dall’alto dove si trova Gesù come si cala una salma in una tomba!
Ma in quella tomba c’è Gesù vivente!
I quattro uomini sono la figura dei quattro evangelisti che si sono occupati di informarci sulla vita, sulle parole e sulle azioni di Gesù. Solo tramite loro possiamo accedere alla verità ultima per la vita, Gesù, che si autodefinì“la via, la verità e la vita”!
Dal suo sacrificio scaturisce la nostra vita; una vita che neppure la morte può togliere e neppure sospendere perché nella e mediante la fede, è vita eterna!
Anche noi con il battesimo siamo stati sepolti nella sua morte, come scrive Paolo, affinché “come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita…” (Ro: 6:4).
Quando Gesù si trova davanti quell’uomo calato dal tetto “vede la loro fede”.
La fede consiste nel gesto compiuto dai quattro a favore del paralitico, che non è passivo anzi, proprio lui è pieno di speranza e di fiducia! La fede è affidarsi concretamente a Gesù: questa ancora oggi è la fede vista dall’occhio di Dio! Una fede che supera ogni ostacolo umano contingente, religioso o meno che sia.
Chiediamoci: è questa oggi la nostra fede?
Possiede tale carica di fiducia in Dio a cui tutto è possibile?
Un’altra parabola
Torniamo al paralitico: Gesù vede la fede ed annuncia:
“Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati!” Gesù parla come un padre, o meglio, Gesù parla come “Il Padre”che ravvisa l’essenza del peccato e la necessità del perdono!
Vuol forse dire, come alcuni si chiedono, che la malattia, la paralisi e quant’altro sono il frutto dei peccati commessi?
Ovvero di qualche possessione demoniaca?
Sovente anche fra i credenti serpeggiano questi interrogativi che per qualcuno sono addirittura certezze, ma qui vi è di più.
Gesù dichiara che l’uomo che crede, in qualsiasi condizione si trovi, mediante la fede è guarito dalla malattia più grave che porta alla morte eterna.
Riceve la vita in speranza di un avvenire di resurrezione perché non un particolare peccato ci separa da Dio ma una “condizione” naturale di peccato ci distoglie dalla speranza di vita!
Il blocco della paralisi dell’uomo sul lettuccio è anche la parabola del blocco del peccato che confina l’uomo nel suo mondo di disobbedienza espressa nei modi più svariati (anche religiosi come ad esempio,lo zelo che produce la presunzione di valere di più e/o di essere in qualche modo migliore dei suoi simili).
Questo stato di coscienza rende l’uomo incapace di agire concretamente in libertà autentica di vita e di coscienza!
L’umanità non redenta è dominata dall’illusione di essere libera, mentre la schiavitù incombe con tutto il suo bagaglio di libertà non autentica che si rivela nei mezzi coercitivi violenti o soporiferi utilizzati per esaudire l’amore per sé stessi.
Perdono dei peccati e guarigione:
possibili solo per la presenza di Gesù
Gesù, che vede la fede nei cuori, quando c’è, sblocca la situazione in modo definitivo e ciò, allora, come oggi, è ragione di scandalo: infatti oggi, come allora, si tollerano gli stregoni (religiosi e non) gli sciamani, le fattucchiere, gli esorcisti di varia estrazione, i visionari che promettono benefici di ogni tipo a condizione di sottoporsi a pratiche di varia natura quasi sempre rasenti o immerse nell’occultismo; si tollerano le sette sataniche che ne combinano di tutti i colori; ma si è scettici, intransigenti ed in molti casi intolleranti davanti a chi con semplicità di cuore confessa la propria fede in Gesù il Salvatore e Signore.
Gli spirituali legalisti presenti al fatto si scandalizzarono perché Gesù ebbe l’ardire di parlare con l’autorità di Dio, la ritennero una bestemmia un parlare blasfemo.
Fu così che Gesù per dimostrare concretamente l’autenticità della sua persona disse al paralitico: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua…” e l’uomo ubbidi in silenzio e se ne andò.
Nessuna cerimonia seguì il fatto, ma solo un unico commento: “Una cosa così non l’abbiamo mai vista…” ( v.12).
Giustissimo: solo la presenza di Gesù poteva compiere in contemporanea le due cose: perdono dei peccati e guarigione.
In ogni caso la sequenza è valida anche ai nostri giorni. Prima la giustizia mediante la fede; il resto poi: le potenti e miracolose operazioni sopraggiungono o meno a seconda della volontà di Dio che scruta i nostri cuori e verifica la presenza o meno della fede, ma sopraggiungono senza clamore e teatralità sceneggiata e speculativa.
Il Signore non fa spettacoli, non si lascia strumentalizzare da chicchessia.
Infatti Davide, precursore di Gesù, così esclamava:
“Io so, o mio Dio che tu scruti il cuore, e ti compiaci della rettitudine…” (1Cr 29:17) e nei momenti dell’afflizione poteva dire:
“Quanto a me io confido nella tua bontà, il mio cuore gioirà per la tua salvezza; io canterò al Signore perché m’ha fatto del bene…” (Sl 13:5).
La fede, vera, sincera ed autentica spera, confida e si affida al Signore con umiltà e semplicità di cuore.
Guarigione anche nelle relazioni
Ancora una osservazione circa il “…vattene a casa tua…”.
È evidente che per Gesù è prioritario il ricongiungimento con la famiglia prima ancora dell’insegnamento: perché?
Perché le malattie invalidanti provocano fratture a volte insanabili all’interno delle famiglie.
Lo vediamo anche ai tempi nostri: quante sofferenze, dolori, abbattimenti, grida di lamento, imprecazioni, ire ed anche bestemmie contro Dio a causa della malasorte.
Gesù lo sa e vuole prima di tutto sanare questa ferita che coinvolge parenti ed amici.
La gioia della grazia farà poi il resto, e la riconoscenza sarà testimonianza.
L’evangelista non ci racconta cosa è successo in seguito ma lo possiamo immaginare.
A noi rimane l’esempio della fede che non si arresta di fronte agli ostacoli che si frappongono fra noi e Gesù.
Dobbiamo anche noi avere il coraggio di scoperchiare il tetto delle nostre coscienze sovente intorpidite se non paralizzate da eventi gravi ed agghiaccianti che ci feriscono, ci bloccano, ci paralizzano nella nostra ansia di fede ridotta al lumicino.
Infatti Gesù citando Isaia che parla di lui disse:
“Io metterò lo Spirito mio sopra di lui, ed egli annuncerà la giustizia alle genti. Non contenderà né griderà e nessuno udrà la sua voce sulle piazze. Egli non triterà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante, finché non abbia fatto trionfare la giustizia. E nel nome di lui le genti spereranno…”(Mt 12:18-21).
Scuotiamoci e confidiamo sempre nel Signore che disse un giorno:
“Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dell’età presente”.
Grazie Signore!