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“Fondamenta” – Introduzione

 

Il racconto biblico parte dalla storia delle origini, prosegue con l’ingresso del peccato e della morte nel creato, quindi con lo svolgersi del piano del Creatore per il ripristino della vita.

 

Dio figura in questa storia come il Creatore di ogni cosa e come il Redentore dopo che il mondo fu compromesso dal peccato.

L’uomo figura sia come il culmine della creazione e l’oggetto speciale dell’amore infinito del Creatore sia come la causa della morte.

 

Quindi non è un caso che il racconto biblico dia priorità a Dio, presentato come l’eterno Creatore di tutte le cose.

Non potrebbe essere diversamente e chi ignora questo fatto non fa che nuocere ai propri interessi.

Anche perché la Bibbia presenta l’uomo come interlocutore privilegiato del Creatore in quanto creato a sua immagine e somiglianza e incaricato come custode del pianeta su cui vive.

 

Ne consegue che ciò che la Bibbia rivela su Dio, la sua natura, attributi e progetti, come pure sull’uomo e sul ripristino della vera vita (“salvezza, vero benessere”) è di fondamentale importanza. Si tratta di una storia di riconciliazione il cui esito è garantito (Cl 1:20-21).

Per quanto concerne l’insegnamento su come vivere, Dio ha stipulato dei patti con l’umanità e ha rivelato la sua volontà.

La maggior parte dei patti riguarda il popolo eletto, che Dio creò a un certo punto della storia umana per essere il suo strumento nella realizzazione dei suoi piani. I profeti fecero sapere che il Redentore sarebbe venuto da questo popolo. La portata di altri patti, in particolare quello che Dio fece con Noè dopo il diluvio universale e il nuovo patto, si estende a tutta l’umanità.

 

I patti biblici definiscono le condizioni che rendono possibile un rapporto fra l’umanità peccatrice e Dio santo. Nell’articolazione di queste condizioni, alcuni aspetti risultano più fondamentali di altri.

Ad esempio le “dieci parole” di Esodo 20:1-17 sono definite “le parole del patto” in Esodo 34:28, ovvero il riassunto di tutti i 613 comandamenti contenuti nella “Legge di Mosè”.

Similmente Gesù parla delle “cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede” (Mt 23:23). Secondo Gesù tutti i comandamenti della legge servivano affinché l’Israelita potesse manifestare queste qualità, che non dovevano mai mancare.

 

Per quanto riguarda la vita nel nuovo patto, l’apostolo Paolo, parlando del cammino di chi è giustificato per grazia mediante la fede, afferma che “quello che vale è la fede che opera per mezzo dell’amore” (Ga 5:6). Il modo in cui la fede e l’amore per Dio si manifestano può assumere delle forme diverse, a patto che ogni cosa venga fatto “per il Signore” (Ro 14:1-12).

 

Il nostro impegno in questa rubrica sarà di individuare e approfondire tutto ciò che attiene a:

• Dio Creatore,

• l’uomo,

• la caduta,

• il piano della salvezza e

• il cammino della comunità dei credenti sulla “via del Signore”.

 

Per fare questo dovremo considerare le istituzioni che Dio ha voluto creare, in particolare:

• la famiglia,

• Israele e

• la Chiesa.

 

Inoltre dovremo considerare

• l’evento centrale della storia, ossia l’incarnazione del Figlio di Dio da cui scaturiscono:/o:p>

• una nuova opera dello Spirito Santo e

• la possibilità della riconciliazione con Dio per l’umanità intera.

 

Dovremo anche considerare ciò che la Bibbia insegna:

• sul futuro,

• sulle realtà del mondo spirituale e

• sull’eternità,

per non cadere vittime dei ragionamenti di coloro che Pietro definisce “schernitori beffardi”. 

 

 

DIO CREATORE

 

Due concezioni delle origini a confronto

 

Dopo la pubblicazione, nel 1859, dell’opera “L’origine delle specie” di Charles Darwin, la dottrina biblica della creazione apparve improvvisamente anacronistica agli occhi di molte persone.

Secondo Darwin tutte le forme di vita così come le conosciamo oggi sono il prodotto di un processo di evoluzione spontanea, guidata dalla selezione naturale degli esemplari più forti ed evoluti.

 

Dopo il 1859, com’era da aspettarsi, i primi capitoli della Genesi sono stati oggetto particolare di attaccoin quanto attribuiscono a Dio la creazione di ogni cosa ed escludono la possibilità di mutazioni da una specie a un’altra (Ge 1:11-12, 21-22). Per salvare in qualche modo questa parte della Bibbia gli esponenti della teoria dell’evoluzione, che desiderano mantenere un certo contatto con le loro radici cristiane, ritengono i racconti della creazione dei “miti” oppure descrizioni poetiche delle origini.

Visti sotto questa luce i racconti della creazione possono essere adattati liberamente all’ipotesi darwiniana.

 

Quest’approccio ai primi capitoli della Bibbia persiste, nonostante che non è mai stato dimostrato che l’ipotesi darwiniana sia fondata. Infatti si continua a ritenere il fenomeno naturale della micro-evoluzione, osservato da Darwin, ragione sufficiente per credere nella macro-evoluzione.

 

Il termine “micro-evoluzione” descrive la capacità di molte specie di adattarsi a una diversità di condizioni ed esigenze ambientali, capacità che si ipotizza possa aver favorito dei miglioramenti nelle specie.

In qualità di allevatore di mucche, mi sono trovato impegnato personalmente in un tentativo di “migliorare” la specie in una certa direzione, per mezzo di una fecondazione guidata, in vista di favorire la produzione di più latte e una particolare qualità di latte.

Qualcuno dirà che questo tipo di cambiamento, come quello in campo vegetale che ha fatto sì che una piccola frutta cinese diventasse il kiwifruit di oggi, sono poca cosa rispetto alla presunta evoluzione delle specie!

È vero, ma anche le mutazioni di uccelli osservate da Darwin sulle isole Galapagos sono poca cosa rispetto all’ipotesi della transizione a nuove specie. Tali esempi di micro-evoluzione non dimostrano niente, oltre la capacità delle singole specie di modificarsi in condizioni ambientali diverse.

 

Infatti per chi riconosce la mano del Creatore, la capacità di adattamento delle specie costituisce un’altra meraviglia del creato e un segno dell’infinita intelligenza del Creatore!

 

L’ipotesi della macro-evoluzione, ossia l’apparizione di specie nuove, evolute da specie considerate più rudimentali (anche se nessun codice del DNA può dirsi veramente rudimentale), è tutt’altra cosa rispetto alla micro-evoluzione. Eppure, dal fenomeno della micro-evoluzione spontanea, Darwin dedusse la possibilità del passaggio a nuove specie (“macro-evoluzione”), eliminando sul livello teorico il bisogno di credere in un Creatore. Ma la teoria di Darwin non ha avuto conferma né nel suo tempo né successivamente. La storia naturale testimonia piuttosto l’indebolimento e la morte di numerose specie.

 

Intanto il racconto biblico è stato assoggettato da molti studiosi all’ipotesi evoluzionistica. Secondo i sostenitori di questa teoria la storia naturale del pianeta terra non deve nulla a presunti interventi divini; piuttosto ogni sviluppo e/o cambiamento va messo in relazione con dei presunti tempi lunghissimi.

Questi tempi lunghissimi vengono computati con l’uso di meccanismi quale la datazione dei fossili in base al residuo di carbonio 14 rimasto in essi. Questo metodo, quando viene usato per datare fossili antichi e le rocce che li contengono, trascura l’evento del diluvio universale e dei relativi cambiamenti cosmici testimoniati nel libro della Genesi (capitoli 6 a 9).

Ma se i raggi corti che agiscono sull’azoto, creando il carbonio 14, non fossero mai entrati nella biosfera prima della scomparsa dell’idrosfera di cui parla la Genesi, non ci sarebbe stato nessun residuo di carbonio 14 nei fossili risalenti ai tempi anti-diluviani!

 

Infatti secondo Genesi 2:7 e 7:10-12 prima del diluvio esisteva un’idrosfera che proteggeva la terra e che venne a mancare con il diluvio, producendo la situazione attuale in cui i raggi corti agiscono sull’azoto, creando il carbonio 14 che viene ad alloggiarsi nelle ossa degli esseri viventi. Quindi secondo il racconto biblico i fossili in cui non si trova o quasi il carbonio 14 sono per definizione anti-diluviani, non antichi miliardi di anni.

 

Non è un caso che Dio stabilì, per i tempi post-diluviani, che l’aspettativa di vita media dell’umanità sarebbe passata da circa 900 anni a un massimo di 120 (Ge 6:3).

L’apostolo Pietro, rispondendo al ragionamento degli “schernitori beffardi”, confermò i cambiamenti cosmici documentati nella Genesi (2P 3:5-6).

 

 

L’ipotesi evoluzionistica e la storia biblica

 

Oltre a rivoluzionare la comprensione delle origini della vita e delle specie in generale, l’ipotesi evoluzionistica ha rivoluzionato anche il modo di leggere la storia biblica.

 

Infatti sulla scia del lavoro di Darwin, anche la storia religiosa fu ricostruita secondo un criterio di progressività. Secondo questa teoria all’inizio, gli dèi erano concepiti come un tutt’uno con la natura, il cosiddetto “animismo”, poi si sarebbe progredito alla credenza in “dèi tribali”, per esempio il YHWH degli Ebrei, per approdare finalmente al concetto di un dio universale.

Questa rilettura dell’Antico Testamento, seconda la logica della teoria di Darwin, implicava la graduale eclisse di Israele con il suo presunto dio “tribale” per passare al concetto più evoluto di un dio universale.

Però è impossibile ricavare questa storia delle religioni dal testo biblico senza l’aiuto di presunti “esperti” che creano una mappa che si sostituisce al racconto biblico.

 

Infatti il racconto biblico inizia, non con l’animismo, bensì con il monoteismo puro, con il quale l’unico vero Dio viene identificato con il Creatore di ogni cosa.

Leggiamo:

 

“Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Ge 1:1) e “Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono” (v. 31).

 

È da notare la valutazione morale delle cose e l’assenza totale di elementi di scarto come viene invece presupposto dalla teoria della selezione naturale delle specie.

 

Quanto al posto di Israele nel racconto biblico, fin dalla chiamata di Abramo, Dio unì il particolarismo delle promesse riguardanti la sua discendenza etnica, con uno scopo universale (Ge 12:1-3).

Quest’abbinamento di particolarismo e universalismo degli scopi divini rimane costante in tutto l’Antico Testamento, anzi è particolarmente evidente nel libro di Zaccaria, un profeta post-esilico.

 

Quanto alla storia della religione, essa è stata caratterizzata dalla degradazione (non dall’evoluzione): dal monoteismo alla credenza in tanti dèi, come conseguenza del rifiuto dell’uomo di riconoscere il vero Dio Creatore rivelatosi nella maestosità del suo creato (Ro 1:18-23).

Anche gli attributi del Dio Creatore, testimoniati nella Bibbia, appaiono inalterati dal primo capitolo della Genesi fino all’ultimo capitolo dell’Apocalisse, mentre Dio rimane sempre distinto dal suo creato.

 

Gli attributi naturali di Dio sono testimoniati dal creato:

“Le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi [gli uomini che soffocano la verità con la loro ingiustizia] sono inescusabili” (Ro 1:20).

 

La Bibbia descrive anche gli attributi morali di Dio dai quali dipendono i suoi giudizi (si veda ad esempio, Ge 6:5-8; 18:25).

 

Quindi la storia biblica registra non l’ascesa dell’uomo e l’evoluzione della religione, bensì la discesa dell’uomo e il passaggio da una fede monoteista all’idolatria (Ro 1:21-23), accompagnata da una crescente perversità e malvagità (vv. 24-32). Tale discesa sarebbe stata fatale per l’umanità, se non fosse intervenuta la misericordia del Creatore.

 

 

Il riconoscimento di Dio come Creatore

 

Dio non avrebbe potuto parlare ad Abramo di uno scopo universale se esistessero più dèi o se a parlarne non fosse il Creatore.

È vano il tentativo di liberarsi dalla dottrina della creazione relegando i primi capitoli della Genesi alla categoria di “favole abilmente inventate”, per usare una frase di Pietro (2 P 1:16).

 

Infatti la Bibbia presenta Dio centinaia di volte come il Creatore.

 

Ad esempio:

• Dio rispose a Giobbe in qualità di Creatore (Gb 38 a 42).

 

• Se Dio è un rifugio sicuro, da età in età, è perché è lui che ha “formato la terra e l’universo” (Sl 90:1-2).

 

• Il Salmista canta:

“Il mio aiuto vien dal SIGNORE, che ha fatto il cielo e la terra” (Sl 121:2).

 

• Il vero adoratore riconosce “che il SIGNORE è Dio; è lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi” (Sl 100:1-3).

 

• Ed ecco come Dio si presenta per mezzo del profeta Isaia:

“Io sono il SIGNORE, che ha fatto tutte le cose; io solo ho spiegato i cieli, ho disteso la terra, senza che vi fosse nessuno con me” (Is 44:24).

 

• Anche il Nuovo Testamento sottolinea il fatto che il Redentore è il Creatore, il solo vero Dio (Gv 1:1-18; Eb 1:1-3). Ecco perché la via della salvezza è uguale per tutti (Ro 3:23-30).

 

• Quando la persecuzione è come un “incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi”, il consiglio di Pietro è: “quelli che soffrono secondo la volontà di Dio, affidino le anime loro al fedele Creatore, facendo il bene” (1P 4: 12,19).

 

• Nelle visioni che Giovanni ricevette sull’isola di Patmos, Dio viene lodato in quanto il Creatore di tutte le cose:

“Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono” (Ap 4:11).

 

• Perfino la profezia che Dio creerà “nuovi cieli e una nuova terra”, annunciata da Isaia e confermata due volte nel Nuovo Testamento (Is 65:17; 2P 3:13; Ap 21:1), si basa sul fatto che Dio è il Creatore della prima creazione.

 

 

Preghiamo al Creatore

 

Nella preghiera della prima Chiesa riportata nel libro degli Atti, Dio viene invocato come Creatore. Il Figlio incarnato aveva fatto conoscere Dio come Padre e, dando sé stesso per noi, anche come Redentore.

Ma ciò nulla toglie al fatto che la Chiesa riconosceva in Dio il Creatore, a cui ormai si sentiva libera di rivolgersi senza timore.

È proprio la consapevolezza che il Dio che aveva rivelato la grandezza del suo amore nell’incarnazione del Figlio è il Creatore che animava la preghiera della Chiesa quando essa fu minacciata dalle autorità umane.

La chiesa di Gerusalemme pregò così:

“Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi…  Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua Parola in tutta franchezza, stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù” (At 4:24, 29-30).

 

Il Creatore è onnipotente e onnisciente e quindi è logico rivolgere le proprie richieste a lui in preghiera. Se non fosse il Creatore sarebbe inutile impegnarsi in preghiera o, al massimo, nel farlo l’oratore saprebbe che l’esito della preghiera rimarrebbe tutt’altro che certo.

 

Invece, sapendo di avere accesso alla presenza del Dio vivente e vero, che ha creato ogni cosa e che ha controllo del suo creato, ha un senso pregare, sapendo che la preghiera “secondo la sua volontà” sarà certamente esaudita (1Gv 5:14-15).

Così dicasi di tutte le “certezze” elencate da Giovanni al termine della sua prima lettera, a partire dalla certezza di vita eterna per chi crede nel nome del Figlio di Dio (v. 13).

 

 

Per la riflessione personale

o lo studio di gruppo

 

1. Leggi il primo capitolo del libro di Giona e rifletti sull’effetto prodotto sui marinai quando Giona confessò di credere nel Dio Creatore.

 

2. Mentre leggi qualsiasi parte della Bibbia osserva come Dio, in qualità di Creatore, figura come una parte essenziale del discorso.