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“Were you there when they crucified my Lord?”: questa è la prima delle tre domande con
cui un noto canto negro spiritual inizia ogni strofa: “C’eri tu quando
crocifissero il mio Signore? C’eri tu quando
lo deposero nella tomba? C’eri tu quando la pietra fu rotolata dalla tomba?”. “C’eri tu?!?”: che
domanda strana! Certo che no:
io non
c’ero! Non c’era nessuno di
noi! Il momento in cui la
pietra è stata rotolata non ha, fra
l’altro, avuto testimoni e i
testimoni del- la crocifissione e della sepoltura
di Gesù non sono più su questa terra da duemila anni.

Ma… chi è quel “tu” a cui è rivolta la domanda? E come mai ad un gruppo di schiavi negri
o ad uno solo di loro, mentre erano probabilmente riuniti la sera intorno al fuoco dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro nei
campi di cotone, è venuta in mente proprio questa doman- da? Una domanda che è
risuonata nei cuori, nella notte, e che li ha interpellati ad una rispo- sta? Quel “tu” posso essere io,
quel “tu” può essere ciascuno di noi: la domanda mi interpel- la direttamente. Sì: chiama proprio me in causa e, se io accetto
che mi sia posta la domanda,
devo trovare anche una risposta! E non posso certo trovarla nella storia:
la mia storia, la sto- ria
della mia vita non ero ancora cominciata; sarebbe cominciata dopo duemila anni in un con-
testo completamente diverso. Le tre
domande sono sicuramente nate dall’ascolto dell’Evan-
gelo e dalla convinzione che
quest’ascolto non lascia indifferenti i cuori aperti e sinceri, per- ché la storia di Gesù vuole infiltrarsi nella
storia della mia vita. La storia di Gesù vuole diven- tare la mia storia. Ed ecco intervenire allora il soccorso della fede che mi fa ripensare
a quel- la Storia, mi fa
immergere in quella Storia e la fa diventare la mia Storia. Allora scopro che,
sicuro, ero là anch’io “quando crocifissero il
mio Signore”. Ero là anch’io, perché il
mio Signo- re si è lasciato crocifiggere anche per me, è morto
anche per me, “è stato trafitto a causa del- le
mie trasgressioni, stroncato
a causa delle mie iniquità,
il castigo per cui oggi ho pace è cadu- to
su di lui” (Is 53:5). Su quella croce egli ha fatto “morire l’inimicizia” fra me e Dio, fra me e i miei simili. Altro che se c’ero quando
crocifissero il mio Signore! La mia salvezza oggi consi- ste proprio nel riconoscere che, sì, c’ero anch’io perché Gesù è stato crocifisso anche per me!
Ma io… c’ero anche quando Gesù fu sepolto nella tomba? Certo! Ero là (sono
là!) per ricono- scere che il mio Signore
mi ha amato a tal punto da condividere
con me la tragedia della
mor- te, il silenzio angosciante della tomba: condivisione che gli permette di simpatizzare con me “in ogni cosa” e di
comprendermi quando, prendendomi per mano, mi accompagnerà “nella valle dell’ombra della morte”:
è una valle che lui ha percorso, che conosce bene e sarà proprio
la sua compagnia a non farmi temere “alcun male”.

E c’ero anche quando la pietra fu
rotolata dall’ingresso della tomba ed
il suo corpo risuscitò “incorruttibile, glorioso e potente”? Certo che c’ero! Ero anche
e continuo ad essere
ogni giorno là: Gesù sapeva che la sua risurrezione non sarebbe stata un evento unico, ma “una pri- mizia”, perché “alla sua venuta” sarebbero
risorti anche tutti coloro che
avessero posto la propria fede in lui. Quindi,
la sua risurrezione è garanzia
della mia risurrezione!

Allora: “C’eri tu?”. Sì, che c’ero! C’ero, perché sono morto con lui, sono stato sepolto con lui
e so
che al suo ritorno “trasformerà il corpo della mia umiliazione ren
dendolo conforme al corpo della sua gloria”!