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Quando una persona conclude il suo viaggio sulla terra, si sentono i più diversi commenti. Solitamente la loro varietà dipende dalle circostanze e soprattutto dall’età della persona che ci ha lasciato.“Ha vissuto abbastanza!”, è il nostro commento, se a lasciarci è stata una persona anziana; oppure: “Ha finito di soffrire!”, se si tratta di persona da tempo malata; oppure ancora: “Non è possibile! Così giovane e in salute! No, non ci posso proprio credere!”. Tanto per usare una metafora cara all’apostolo Paolo, possiamo dire che ci sono tende che si logorano lentamente con il passare del tempo o con l’accanirsi delle intemperie, ma che alla fine cadono, nonostante i nostri sforzi di fermare i danni provocati dal tempo o dalle intemperie. Ci sono poi tende che crollano all’improvviso nonostante ci apparissero robuste e ben messe. In ogni modo tutti sappiamo che non è consigliabile rimanere per sempre sotto una tenda. Lo sa bene chi, avendo perduto la casa dopo un terremoto, è costretto a vivere in tenda, ma non vede l’ora di rientrare in una casa. Il crollo di una tenda è previsto, cioè è fatto certo che sicuramente accadrà, perché non può resistere a lungo al logorio del tempo e degli elementi. Allo stesso modo, ci ricorda l’apostolo Paolo, è sicuro che un giorno “questa tenda, che è la nostra dimora terrena” sarà disfatta (2Co 5:1). La Parola di Dio ci ricorda che “è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola” (Eb 9:27). “È stabilito”, cioè: è un fatto previsto, è un evento sicuro, al quale nessuno di noi potrà sfuggire. Ma ciò che è previsto, è allo stesso tempo imprevedibile, perché nessuno di noi sa quando e come accadrà, nessuno sa se la sua tenda si logorerà con il tempo e se crollerà all’improvviso. Eppure, ciò nonostante, molti vivono sotto la loro tenda illudendosi che sia indistruttibile e non si preoccupano minimamente del momento in cui essa crollerà. Molti anni fa mi è capitato, durante un campeggio biblico in montagna, di assistere impotente, sotto le sferzate di pioggia e di vento di un improvviso nubifragio notturno, al crollo della tenda che mi ospitava. Quell’esperienza, che mi ha trovato del tutto impreparato, non è stata piacevole, tant’è vero che da quella notte non ho mai più voluto dormire sotto una tenda. La Parola non esita a definire “stolto e ignorante” (Sl 49:10) l’uomo che pensa di durare per sempre, di essere eterno, l’uomo che non si prepara al crollo, previsto ma imprevedibile, della sua tenda! E, ancora, la stessa Parola ricorda a chi, con orgogliosa arroganza, fa progetti e programmi senza tener conto della sovrana volontà di Dio: “… non sapete che cosa succederà domani. Che cos’è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce” (Gm 4:13-15). Proprio perché l’evento previsto è imprevedibile, dovremmo essere previdenti! Cioè dovremmo essere persone che “giudiziosamente e tempestivamente si preparano a fronteggiare eventuali danni o inconvenienti” (diz. Devoto-Oli). Come possiamo fronteggiare il danno irreparabile costituito dal crollo della nostra tenda? La fede in Gesù è la più straordinaria delle Previdenze, perché ci dona una Assicurazione eterna! È grazie a lui che “abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli”, nella quale abbiamo la certezza di andare ad abitare dopo il crollo della nostra tenda. Abbiamo una triste certezza: la nostra tenda crollerà. Ma, non sapendo quando questo accadrà, dobbiamo essere previdenti e pronti, avendo per fede la certezza gloriosa che “abiteremo con il Signore” (2Co 5:8).