Tempo di lettura: 2 minuti

 “Mi sono molto rallegrato di aver trovato fra i tuoi figli alcuni che camminano nella verità… amiamoci gli uni gli altri! In questo è l’amore: che camminiamo secondo i suoi comandamenti” (2Gv vv. 4-6). L’insistenza di Giovanni sulla necessità di non disgiungere mai un cammino nell’amore da un cammino nella verità, mi pare di straordinaria attualità, per questo è utile per noi cercare di comprenderne sia la motivazione che lo scopo!

È prima di tutto importante sottolineare che il nostro vivere nella verità è visto come un camminare, cioè la verità una volta conosciuta, creduta, accettata, fatta nostra per l’opera di convinzione in noi dello Spirito Santo, deve condurci su un sentiero che dobbiamo percorrere senza tentennamenti e lungo il quale dobbiamo muoverci senza sviarci né a destra né a sinistra. La verità è frutto della nostra conoscenza della Parola e della “dimora” in noi di colui che è LA Verità, ma questa conoscenza implica un cammino!

La motivazione più immediata di questa insistenza è sicuramente da ricercarsi nel fatto che, già nel primo secolo, si andava diffondendo l’idea che, soprattutto per rendere possibili e concrete le relazioni fra gli uomini, l’amore dovesse essere vissuto in modo assolutamente prioritario e privilegiato. In questo modo purtroppo, spesso, per vivere l’amore, ci si dimenticava l’importanza del vivere la verità. Un po’ come accade oggi nella cristianità, in cui nella ricerca di ricostruire legami e relazioni si dà priorità all’amore e si dimentica la verità. Ho spesso sentito dire: “ Accettiamoci con le nostre diversità, perché… in fondo siamo tutti fratelli”, ma non mi è mai successo di sentir dire: “Impegnamoci a conoscere e credere tutti nella stessa verità”. Ora, come leggiamo, Giovanni si rallegra prima di tutto perché c’erano persone che, nonostante la sorgente confusione nella Chiesa, camminavano “nella verità”.

Qual è invece lo scopo di questa insistente esortazione? Ricordare che il cammino con Cristo deve procedere armoniosamente su due gambe e non su una sola. L’amore deve essere il risultato del nostro aver conosciuto la verità e del nostro desiderio di camminare in essa in modo coerente e fedele. Il nostro comportamento è il frutto della nostra conoscenza e della nostra fede. Se avessimo una percezione confusa della verità, questa produrrebbe un amore altrettanto confuso. Purtroppo è quello che succede oggi in tante forme di relazione: in nome dell’amore, si trascura il valore della verità con tutte le conseguenze negative che questo poi comporta. L’esortazione ad amare segue (non precede!) la riflessione-esortazione-ringraziamento sul camminare nella verità.

Lamore  ci ricorda Giovanni  consiste nel camminare secondo i suoi comandamenti. Chi ama Dio lo dimostra con un cammino di ubbidienza. Camminare nella verità, camminare nellamore… non sono due cammini disgiunti, ma le fondamenta sicure di uno stesso cammino: quello conCristo! Giovanni poi precisa che questo è il comandamento. Quindi il fondamento dellubbidienza è accettare che lamore consiste nellubbidienza (e non è certo, questo, un gioco di parole!).

Si chiude così una sorta di “quadrato rappresentativo del cammino cristiano i cui lati vanno percorsi in una direzione rigorosamente a senso unico. Il primo lato è la verità, il secondo l’amore, il terzo l’ubbidienza. A questi se ne aggiunge, come conseguenza, un quarto: la libertà. La libertà che consiste soprattutto nella possibilità concreta di vivere, come figli di Dio, gli obiettivi per i quali siamo stati creati!