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Breve presentazione

 

Eccomi qua pronta a raccontare i due più importanti Hnto della mia vita.

Faccio una breve presentazione.

Mi chiamo Luisa, ho 37 anni, sono sposata da dodici e ho tre bambini: Rebecca, Roberta e Samuele, rispettivamente di 8, 4 e 2 anni. Vivo a S. Nicolò un piccolo centro alle porte della città di Piacenza, ma sono originaria di Foggia.

Nasco in una famiglia che oggi chiameremmo “numerosa”, sono l’ultima di 4 figli, l’unica femmina. Non ho mai conosciuto il mio primo fratello perché è morto dopo qualche ora dalla nascita. I miei genitori, subito dopo il matrimonio, hanno vissuto la toccante esperienza della perdita di un figlio, ma nonostante questo, la loro unione è rimasta salda, il loro era un grande amore.

Nel corso della loro vita insieme le difficoltà non sono mancate, il mio papà per lavoro è stato costretto ad andare all’estero per molti anni con tutta la famiglia.

La morte della mia nonna materna nel 1972, li fece trasferire definitivamente a Foggia in modo che mia madre potesse prendersi cura del suo papà che poi venne a vivere con noi.

Mio padre, operaio nel campo dell’edilizia, trovò lavoro a Foggia, per cui tutto filava liscio come l’olio; ma il 7 ottobre del 1978, purtroppo, una catastrofe si abbatté sulla nostra famiglia: a causa di una trombosi cerebrale, papà venne a mancare all’età di 39 anni. È stato come un fulmine a ciel sereno, un avvenimento del tutto inaspettato, neanche la possibilità di dargli un bacio per salutarlo per sempre.

 

 

Momenti di solitudine e sconforto

 

Al momento della sua morte, mio padre lasciò una moglie quarantunenne e tre figli di 12, 9 e 5 anni: che fare?

Nei giorni e nei mesi successivi in casa mia regnava il silenzio assoluto, sui nostri volti era calato un velo di tristezza che è stato difficile sollevare anche se, dopo anni, “te ne fai una ragione”.

Lui aveva lasciato la sua “regina” ed io avevo perso il mio “re”.

 

Il solo guardarsi negli occhi, soprattutto con mia madre, senza aprire bocca, significava piangere. Abbiamo versato molte lacrime, ma il mio papà non è tornato fra noi.

Da quel momento abbiamo dovuto rimboccarci le maniche tutti, soprattutto mia madre.

In un colpo solo abbiamo perso il papà e, in un certo senso, anche la mamma perché ha dovuto cercarsi un lavoro per rispondere alle esigenze della famiglia: ha fatto dalla domestica all’operaia in fabbrica e, nonostante la sua assenza fisica, ha sempre avuto cura di noi preoccupandosi della nostra crescita fisica e spirituale, non c’è mancato mai nulla.

Non nego che è stata veramente dura risalire la china, forse non ci siamo mai riusciti completamente; tanti i momenti di solitudine, tantissimi quelli di sconforto, tante le urla per la rabbia.

Tante volte io e i miei fratelli avevamo bisogno di stare vicini, in silenzio ma vicini, e devo dire che spesso ci siamo riusciti pur con le problematiche di ciascuno legate all’età. Ricordo sempre con immenso piacere i tanti pomeriggi trascorsi ridendo e scherzando con loro, per me sono stati un toccasana!

Il fatto di sdrammatizzare una situazione così complessa e delicata nello stesso tempo, ci è stato molto d’ aiuto nel cammino della nostra vita. Io, in particolare, ho tratto un enorme beneficio forse perché ero la più piccola.

Ancora oggi mi sento di ringraziarli per tutte le volte che mi hanno fatto ballare il rock and roll, per tutte le volte che hanno fatto gli spettacoli da clown, per tutte le barzellette che hanno raccontato, per tutte le volte che abbiamo cantato a tavola, per tutte le volte che non riuscivo a studiare perché mi sentivo disperatamente sola.

 

 

La cura e la forza di Dio ci seguono nel presente e ci preparano al futuro

 

Spesso ho chiesto al Signore il perché di tutto questo e perché proprio a noi.

È difficile riuscire a capire le motivazioni degli avvenimenti che segnano la nostra vita, ma quello di cui sono certa è che lo stesso Dio che ci ha tolto il papà, ha vegliato costantemente sulla nostra famiglia proteggendola e dandole la forza di andare avanti anche senza il papà.

Sono passati tanti anni da quei momenti, nel frattempo il Signore ha donato a ciascuno di noi una bellissima famiglia in cui coltivare e far crescere il nostro Hnto.

Infatti quindici anni fa, abbiamo dovuto rispolverare il nostro modo di esserci Hnto per restare Hnto alla famiglia di Antonio, il mio fratello maggiore.

Nei primi mesi del 1994, riceviamo la notizia che presto sarebbe arrivato un nipotino tutto nuovo, il secondogenito di Antonio e Libera (il primogenito, Michele, era nato nel giugno 1993).

L’ entusiasmo era veramente grande anche perché avevamo vissuto una bellissima esperienza con Michele e non vedevamo l’ ora di ripeterla. Io, in particolare, non vedevo l’ ora di cantare il mio “ repertorio “ di canzoni per bambini ai miei nipoti; Michele ne sapeva già qualcosa…

I primissimi mesi della gravidanza sembravano trascorrere bene, a parte la nausea che disturbava Libera in maniera abbastanza pronunciata. A smorzare l’entusiasmo di tutti, compreso il mio, fu un controllo effettuato in luglio: la vita di Naomi è appesa a un filo; la placenta quasi totalmente staccata; i medici prevedono la nascita di una bambina con problemi (“ammesso che la gravidanza vada avanti” avevano detto!), probabilmente affetta da sindrome di Down.

Ancora una volta una catastrofe si abbatté sulla nostra famiglia, ancora una volta è toccato a noi!

Come sempre tanti gli interrogativi ma nessuna risposta.

Ho pregato il Signore affinché la facesse nascere sana e, insieme a me, tanti credenti hanno pregato per lo stesso motivo.

Beh! La gravidanza non si è spenta perché il Signore ha voluto così e il 29 dicembre del 1994 in una bella serata non molto fredda, Naomi bussa alla porta circa due settimane prima del previsto. Io ero lì con la sua mamma (in quel periodo studiavo ostetricia ), i suoi piedini affiorano, si muovono, è viva! Un cesareo scampato per un pelo, nasce: occhietti a mandorla, lingua a cuore, simpatica fin dalla nascita.

 

 

Naomi, “la mia principessa”

 

Signore grazie perché ce l’ hai donata, mi sono detta, tu hai voluto questo e tu ci sosterrai.

In quel momento non sapevo come manifestare i miei sentimenti, così sono corsa fuori dalla sala parto a dare la notizia ad Antonio; credo di avergli detto: “È viva!” Un forte abbraccio, tante lacrime e, ancora una volta, il silenzio hanno sintetizzato in pochi minuti la rabbia, la gioia e le preoccupazioni che il caso riservava.

In me era ancora viva la speranza di un miracolo da parte del Signore ma, la mappa cromosomica confermò la già sospetta diagnosi: Naomi era affetta da sindrome di Down.

 

Quali le aspettative? Quali e quante le patologie associate?

Il nostro potente Signore, anche in questo caso, ha abbracciato la “croce” di questa famiglia dandole pace e serenità.

Oggi Naomi ha quindici anni, sta bene, è coccolatissima dai suoi due fratelli, da sua sorella e da tutte le persone che le ruotano intorno; sì perché Naomi è diventata una principessa, la mia principessa.

 

Grazie Naomi perché esisti, il tuo modo di amare mi riempie, le tue carezze e i tuoi baci mi riempiono, la tua testardaggine e le tue borse piene di carte mi riempiono.

 

Grazie Signore perché mi hai fatto vivere questi Hnto, grazie perché ti sei preso cura di me, grazie perché non mi hai abbandonata come promesso e perdonami se in alcuni momenti ho vacillato.

 

Vorrei concludere il mio racconto citando questi due versetti:

“Ecco Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia e non avrò paura di nulla; poiché il Signore, il Signore è la mia forza e il mio cantico; egli è stato la mia salvezza” (Is 12:2).

“Nel tornare a me e nello stare sereni sarà la vostra salvezza, nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza” (Is 30:15).