L’invenzione della stampa: minaccia per il potere ecclesiastico
L’invenzione della stampa segna una svolta epocale per la cultura illuminata, inimmaginabile all’inizio, ma delineantesi via via, per le nuove aperture mentali, di libertà ed indipendenza personali, finora sconosciute per gli uomini del xv secolo.
Subito il potere, inteso dei prepotenti e dei soggetti controllati da Satana, cercano di arginare i motivi di liberazione connessi all’invenzione della stampa.
Le tipografie creano imprese ed autonomia, cose indigeste.
La Bibbia il primo libro stampato, seppur in latino, diviene un tomo inevitabilmente da imbrigliare ed arginare, dopo le prime dirompenti apparizioni.
Il libro non è più solo ad appannaggio dei pochi eruditi, dei ricchi altolocati, diviene con l’istituzione delle biblioteche pubbliche come in Germania, patrimonio degli umili e degli ultimi.
La Bibbia stampata e disponibile, si prende una smisurata rivincita sull’immagine, sugli scarni libri figurati medievali che necessitano d’una esternazione sommaria ed univoca da parte dei chierici.
Usufruire liberamente del testo biblico vuol dire conoscenza, rivelazione dello Spirito Santo, vittoria della Verità sulle menzogne e sulle falsità, elaborazioni spirituali e meditazioni sulla Parola scritta e non su delle statiche figure.
Sopratutto mina un potere ecclesiastico, che arroga a sé il diritto di dispensare a suo piacimento grazie ed autorità divine.
In pericolo sono anche i simboli su cui si regge il potere, li elenco brevemente:
1. Una successione apostolica propagandata come ininterrotta, ma in realtà perpetuata grazie a lotte intestine e a feroci eliminazioni di dissidenti, grazie a drammatiche storie di corpi e di sangue di poveri malcapitati.
2 Corone regali tempestate di pietre preziose, simbolo del vero potere dei regni, quelli offerti da Satana a Gesù durante le ore della tentazione, dispensate dagli intrighi della politica a fide ed ossequenti famiglie di vassalli. Le incoronazioni, nella storia erano i momenti più importanti fra le nazioni. Lo sarà ancora quando il falso profeta incoronerà l’anticristo, negli ultimi tempi, segno della messa da parte della Parola e della vittoria della cultura dell’immagine. Non per nulla, ogni ritrovamento odierno d’immagini, specie nelle catacombe viene fortemente ampliato, l’ostensione di reliquie o mostra di corpi imbalsamati o manipolati spudoratamente, sono avvenimenti seguiti dal popolo delle passioni ingannatrici (Ef 4:22). L’incoronazione romana di Napoleone Bonaparte esplicita bene la cerimonia futura, solo un particolare è fuori posto: l’impaziente Napoleone prese la corona e s’incoronò da solo, là sarà il falso profeta il protagonista.
3. Le immense fortune accantonate già da allora in banche compiacenti, possedimenti terrieri ed edilizi, innumerevoli opere d’arte costituiscono un patrimonio esorbitante da esibire presso i poveri per schiacciarli.
4. I gesti manuali compiuti con la pretesa di impartire benedizioni inverosimili, essendo comprovato dalla realtà dei fatti, l’impossibilità di benedire da parte umana.
5. I paramenti per il culto detti sacri, per spacciare una entratura privilegiata con il cielo ed un rapporto particolare con Dio. Inesistenti!
Ma… torno alla Bibbia.
Nulla riesce a fermare la diffusione delle Scritture
La Bibbia stampata in lingue volgari nel XVI secolo diviene un vero e mortale pericolo per l’organizzazione demoniaca; il cardinale spagnolo Pacheco considera queste edizioni della Parola di Dio “Madri di eresia”, al massimo consiglia di stampare e tradurre i Salmi e gli Atti degli Apostoli. Le epistole paoline o giovannee: quelle no!
Che dire poi di quelle scritte da Pietro? Un tesoro come “le perle date ai porci”!
Così nascono le note accompagnatrici del testo ed i commenti, l’imprimatur, il divieto di stampa in Italianolungo più di due secoli.
Evidentemente ciò non basta a fermare la diffusione delle Sacre Scritture, che trovano vari caposaldi nelle terre europee, toccate dalla Riforma.
Ecco apparire l’Inquisizione spagnola, i Gesuiti, l’elenco dei libri proibiti capeggiati da innumerevoli edizioni di Bibbie messe al bando, i processi, i roghi, le violenze ben assortite dagli specialisti del terrore.
Città come Londra, Lione, Ginevra, Basilea, Zurigo Wittenberg, Anversa, Soncino, Venezia sono fonti di migliaia di copie di Bibbie nelle lingue volgari; revisioni dei testi greci ed ebraici, promosse per tutto il Cinquecento, divengono oggetto di studi e di ricerche, per avere il testo, specialmente quello del Nuovo Testamento, il più preciso e conforme.
Si consultano antiche pergamene manoscritte, sovente nascoste o dimenticate in polverosi scaffali di conventi e poi ritrovate, che diventano oggetto di varianti a margine dei testi, per arricchire gli studi e le meditazioni.
Il vento della contestazione riformata scuote l’Europa, nuove libertà nascono dalla libera esamina e dallo studio del testo biblico, nascosto per troppi secoli da un’organizzazione che ha per scopo di cancellare la fede, insegnata una volta ai santi (Giuda vers. 3).
La lotta alla Bibbia si affina anche con metodi truffaldini come copiare il frontespizio della richiestissima Bibbia versione Antonio Brucioli, aderente alla Riforma, e stampare quella di Santi Marmocchino più conforme ai dettati ecclesiastici.
Espedienti inutili.
Occorre qualcosa di più distruttivo, così si torna ai roghi già ampiamente collaudati nel tempo. Cumuli di Bibbie sono bruciate, una prassi durata in Italia fino alla fine degli anni 1960. In certi paesi del Sud, ma anche del Centro e del Nord, la caccia alla Bibbia da bruciare, era una prassi normale.
Poche “Bibbie”… superstiti
Dimensionare il fenomeno dei roghi biblici oggi è difficile da appurare, incontestabile però è il quantitativo esiguo, meramente striminzito del numero di testi biblici presenti nelle biblioteche pubbliche italiane, a testimonianza degli enormi quantitativi di copie che sono andati distrutti e delle poche copie… superstiti.
Un po’ di dati:
1. La traduzione di Niccolò De Malermi, a partire dall’edizione del 1507 stampata a Venezia fino a quella ancora veneziana del 1567, (11 edizioni) vede 37 esemplari sparsi per l’Italia.
2. La traduzione della Bibbia di Antonio Brucioli, dalla Giuntina veneziana del 1532 a quella del 1562 stampata a Ginevra (12 edizioni) vede presenti in Italia 46 esemplari, oltre a 10 tomi di Nuovi Testamenti stampati dal 1538 al 1552 ad Anversa, Venezia e Lione. Altri 29 esemplari cinquecentini in volgare, comprendenti traduzioni come quella del domenicano Fra Zaccheria da Firenze, quella di Massimo Teofilo processato per eresia e qualche libera revisione del testo Brucioli, si assommano ai precedenti.
3. La Traduzione di Santi Marmocchino dall’edizione del 1538 e del 1546 annovera solo 17 esemplari nelle biblioteche italiane.
Questo computo confrontato con la disponibilità di copie della Bibbia negli altri Stati europei, testimonia la lotta scientifica alla Bibbia, perpetrata dall’organizzazione demoniaca.
V’è da rilevare come molti esemplari si son salvati dal fuoco, in certi fondi dei frati domenicani, in comunicazione occulta ma fruttuosa con Martin Lutero ed i suoi scritti, fondi sequestrati dall’amministrazione civica napoleonica e dispersi nei primi dell’Ottocento, tra biblioteche pubbliche e private.
Il Cinquecento oltre a vedere la fine del protestantesimo italiano nel sangue, ma direi più comprensibilmente di uomini e donne assassinati, vede l’esilio di molte famiglie come quelle lucchesi, che riescono ad emigrare a Ginevra ed a rifarsi una vita decente, altri in Germania o in Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia.
Sull’Italico suolo, come detto, vige il divieto di stampa della Bibbia in volgare o in lingua thoscana, propriamente detta.
Stessa guerra contro la Bibbia Diodati!
Una realtà mostruosa che provocherà un mai ridotto ritardo culturale agli Italiani, perpetrato ancora con l’edizione meravigliosa proposta da Giovanni Diodati, l’esule lucchese, nel 1607.
La cosidetta Diodatina, opera monumentale per il lessico adoperato, per l’intensità ed i termini sopraffini utilizzati, per la fedeltà al testo cui solamente un uomo di levatura superiore e con doni comunicati dallo Spirito Santo, ha potuto compiere pur in una giovane età, a conferma di una schietta consacrazione.
La seconda edizione del 1641 viene edita con la revisione dell’autore ancora vivente e con i Salmi tradotti in poesia, che ci comunicano la vena poetica di questo particolare studioso, professore di lingue antiche a vent’anni e successore di Calvino con Theodore de Beze all’università, come rettore magnifico a venticinque.
Qual è il patrimonio pubblico italiano di queste edizioni?
Per la traduzione Giovanni Diodati del 1607 stampata a Ginevra, sono presenti 12 esemplari, per quella del 1641 stampata a Ginevra editore P.Chovet, si contano 23 copie.
Da aggiungere che sono presenti 5 esemplari del Nuovo Testamento, edito l’anno successivo nel 1608, da T. Guttbier a Ginevra, edizione minuscola e maneggevole adatta ad essere nascosta.
Ancora si annoverano 6 esemplari stampati in Olanda ad Haerlem da J. Albertz nel 1665.
Questo è tutto il patrimonio Italiano cartaceo: un’inezia.
I danni provocati, dal divieto di stampa del Libro, alla cultura e creatività intellettuale italiana, sono enormi.
L’arretratezza nei confronti degli altri popoli europei è evidente ancora oggi, è stato un funesto attentato ritardatario nel modo di pensare, esaminare, giudicare.
Dalla Controriforma ci deriva il modo di sentenziare su tutto, senza esamina rigorosa dei fatti, così come derivano i ritardi nell’amministrare la giustizia, la confusione tra verità e menzogna, la giustificazione delle bugie.
Due annotazioni su Brucioli e su Diodati
Prima di passare al Settecento due annotazioni la prima sul Brucioli, la seconda sul Diodati.
Il Brucioli, trovandosi a Lione intorno al 1523/1525 aderisce alla Riforma, forse in maniera ancora titubante per le conseguenze pericolose connesse ad una simile scelta; questo non gli impedisce di pubblicare nel 1532 la Bibbia presso Lucantonio Giunti a Venezia.
La dedica è per il re di Francia Francesco I.
Interessanti sono le xilografie dell’Apocalisse, attribuite a Matteo da Treviso, copiate da quelle di Hans Holbein inserite nella Bibbia tedesca di Lutero, stampata a Basilea nel 1523 presso Thomas Wolf.
L’artista riporta i disegni più marcatamente antivaticani, quali la corona a forma di tiara papale con cui è incoronata la bestia sul trono, la giusta identificazione di Babilonia con Roma, riconoscibile da Castel Sant’Angelo che cade in rovina.
Per inciso, le xilografie di Matteo da Treviso, improvvisamente scompaiono e non saranno più utilizzate in nessuna altra Bibbia.
Influenza della sorte?
Il Brucioli, dopo alcune esperienze tipografiche redatte sotto le protezioni ed i finanziamenti cospicui di alcuni nobili, assieme ai suoi fratelli stampa un Nuovo Testamento secondo una traduzione ancora più letterale e precisa, nella tipografia familiare instaurata e funzionante a Venezia.
Nonostante il successo di questa edizione, di altre tirature di opere classiche e delle Bibbie del 1541/1544, l’impresa tipografica non decolla, infine va male, processi e prigionia pongono fine all’esperienza grafica, intendente a dare una Bibbia in lingua volgare ai credenti Italiani a prezzi accessibili.
Antonio Brucioli muore o in prigione o più probabilmente al rogo, raggiunto dalla vendetta papale. Sulla sua fine c’è confusione.
Per inciso, del Nuovo Testamento del 1544 ne esiste solo ed unicamente una copia in Italia, l’altra è uno dei volumi in dotazione alla Mostra della Bibbia.
Seconda annotazione, relativa questa volta a Diodati.
Nel tradurre Isaia 40:22 Diodati nel 1607 dice: “Egli è quel che siede sopra il giro della terra”. La parola, tradotta con “giro”, nell’originale significa in realtà “globo, sfera”, ma la terra per la conoscenza d’allora, era piatta.
Una opportuna correzione viene apportata nell’edizione del 1641, dopo Galileo ed il suo processo farsa, condotto da chi peculiarmente è contro la scienza e la cultura.
Dio, già dal tempo di Isaia aveva rivelato la terra essere un globo.
Nel Settecento, le Bibbie in lingua italiana si stampano solo in Germania e Svizzera.
Lipsia, Norimberga, Colonia, Coira, Zurigo, vedono rare edizioni della Diodatina, quella del 1711 stampata a Norimberga da Mattia D’Erberg, è il seguito di Nuovi Testamenti stampati nel 1702, 1709, 1710 di cui esistono in Italia otto esemplari.
Le Bibbie settecentine giacenti in Italia sono più numerose: in tutto 29.
Una tipica edizione della Controriforma
Le uniche Bibbie stampate in Italia sono le cosidette Vulgate latine, versione Clementina; i frontespizi divengono ligi alla Controriforma e prospettano scene figurative multiple tratte dai racconti, specie quelli relativi alla creazione, alla natività, alla crocifissione.
La più rappresentativa comunque, è quella incisa da suor Isabella Piccini (vedi foto a destra) nella Bibbia edita a Venezia da Nicola Pezzana nel 1669, ripresa in varie forme, con leggere modifiche fino alla fine del Settecento.
In essa a sinistra si vede una donna dai lineamenti madonnei, imploranti, con il triregno in testa, leggi: chiesa cattolica che rivendica il primato mondiale.
Con la mano destra sorregge la croce ed il calice eucaristico, il messale, le chiavi del paradiso, mentre dal suo cuore parte un fascio di luce che illumina il mondo, con scritto Europa, Africa.
Ai suoi piedi son raffigurati i quattro evangelisti nelle vesti degli animali leone, aquila, toro, angelo, che sorregge il titolo centrale “Biblia Sacra”.
A destra un’altra donna simboleggiante il sacerdozio ebraico, con in mano destra il bastone d’olivo, nella sinistra le tavole della legge ed il turibolo dei profumi. Sul petto le dodici pietre ovvero le tribù d’Israele, il vestito ha i melograni e campanelli.
In secondo piano spunta l’arca con le stanghe, come oggetto insignificante.
In alto una piccola colomba raffigura lo Spirito Santo, che vola in un fascio di luce rivolto sul capo della prima donna.
Unico assente giustificato, tanto non conta nulla è la figura di Gesù.
Non c’è!
Questa xilografia è emblematica anche per noi: quando si parla troppo di Chiesa, Gesù scompare!
Una domanda: cosa dire di questi “fondamentalisti, letteralisti, di destra”, che si ostinano a diffondere la Bibbia, a predicare ancora l’Evan-
gelo, che non sono d’accordo con l’odierna Società Biblica Britannica e Forestiera (S.B.B.F.) e che non vogliono farsi irretire nell’ecumenismo e da quel tipo di organizzazione?
All’offerta ecumenica rispondiamo con un secco e deciso: “No Grazie!”.
Riprende a buon ritmo la stampa di Bibbie o solo di Nuovi Testamenti
L’eroica e vera S.B.B.F ottocentesca, a cui va il perenne ringraziamento degli evangelici italiani per quello che ha fatto in armonia con il divino disegno, riprende a stampare in lingua italica.
Il divieto di stampa in Italiano si è sgonfiato, la nazione è divisa e analfabeta: che bello!
Per leggere la Bibbia occorre sempre e comunque la dispensa vescovile.
Quasi mezzo secolo è trascorso dall’ultima edizione biblica in lingua italiana, si stampa al buio ma con la luce nel cuore, i soldi non contano.
Sulla traccia di un’edizione francese del 1803 stampata a Parigi dai fratelli Levrault (tre copie esistenti in Italia) Heney e Heddon tipografi londinesi stampano un Nuovo Testamento versione Diodati nel 1808, due copie giacciono ora in patria.
Un’altra edizione, sempre con la regia S.B.B.F. vede la luce nel 1813 stampata da Shacklewell, T. Rutt a Londra (tre copie in Italia).
Nel 1819 a Londra appare la Bibbia completa revisionata da Giambattista Rolandi, è R. Priestley lo stampatore (quattro copie in Italia) seguono un’edizione stampata da Samuel Bagster Londra, nel 1821/1823 finalmente senza gli apocrifi (due copie), una edizione nel 1825, (quattro copie), ancora un’altra nel 1827 (cinque copie) sono il nostro patrimonio.
A Basilea la Società Biblica Svizzera ordina la stampa presso E. Thurneisen a Basilea: è la nota edizione del 1822: quattro sono le copie in Italia.
In questo periodo sono promosse edizioni maneggevoli, come quella del 1828 della versione A.Martini, nell’intento di favorire la lettura del testo biblico ai cattolici, gli stampatori londinesi sono S.Bagster e Thoms.
La richiesta di Bibbie pervade il suolo Italiano, v’è fame del messaggio, è l’ora del contrabbando.
Edizioni in 16° furoreggiano, anche i Nuovi Testamenti come l’ edizione del 1836 stampato da W.M.Dowall a Londra (cinque copie rimaste) e quella promossa dalla Society for Promoting Christian Knowledge del 1840, altra gloriosa società (una copia esistente), accompagnata da un’altra copia del Nuovo Testamento della medesima data.
Negli anni ’30 gli stampatori inglesi si allargano, escono edizioni bibliche per R.Watts 1830 (quattro copie esistenti) 1833 S. Bagster (due copie) 1835 (sei copie), 1836 (sei copie).
I fermenti rivoluzionari in Italia, dai moti Napoletani in avanti, vanno di pari passo con le edizioni bibliche, sempre più intense e con quantità maggiori.
Gli anni ’40 vedono molte tirature da Watts nel 1841 e nel 1844 (complessivamente tre copie), a quella di Spottiswoode e Shaw nel 1848 (cinque copie), ora in biblioteche italiane.
Nel 1846 vedono vedono la luce i Nuovi Testamenti mini, stampati da Watts con versioni Diodati e Martini, ancora il medesimo stampatore cura un’edizione nel 1848 (una copia).
Nel 1849 a Roma durante la Repubblica, si stampa per la prima volta in Italia la versione Diodati, il celebre Nuovo Testamento di Mazzini (due le copie rintracciate: il resto di tremila copie bruciate) e l’altra edizione sempre Diodati stampata a Pisa nel medesimo anno.
L’approssimarsi degli anni ’50 vede intensificarsi la persecuzione: i processi di Firenze ed Alessandria, gli esili di molti evangelisti Italiani in Inghilterra.
Gli editori anglosassoni ne approfittano per revisioni marginali del testo Diodatino, per l’inserimento di cartine geografiche colorate, per nuove vesti tipografiche, per promuovere con i nomi dei revisori le ultime edizioni.
Nascono così quelle del De Sanctis, del Ferretti, del conte Guicciardini, del Rossetti. Sono gli anni del glorioso“Eco di Savonarola”, il giornale degli esuli italiani a Londra, dei permessi conferiti da Cavour a Rossetti per la predicazione del Evangelo nel regno dei Savoia, del divieto al Conte Guicciardini di regalare al re Vittorio Emanuele II, in visita in Inghilterra una Bibbia, da parte di Massimo d’Azeglio.
Lungi dal tediare il lettore con altre statistiche, gli anni ’50 vedono un fiorire prepotente di edizioni delle Sacre Scritture fino all’Unità d’Italia, dove riprende la stampa versione Diodati in Italia.
La casa Editrice Claudiana dà un fondamentale impulso nella stampa, affiancandosi agli editori Inglesi, sempre attivi sotto la direzione della S.B.B.F.
Da segnalare il Nuovo Testamento stampato a Roma nel 1872 e la Bibbia da Tavola stampata ancora a Roma nel 1875, presenti in alcune nostre adunanze in bella vista aperte, a dimostrazione che il Libro è libero, senza cerniere di rame o legacci, come nel Cinquecento.
Dietro le Tavole si esercita il ministerio, così i Fratelli; senza gradini o pulpiti arnesi protestanti.
Ricordo come delle interessanti edizioni Diodati, sono la traduzione italiana accorpate al testo ebraico edite a Trieste, crocicchio culturale mitteleuropeo.
Una splendida edizione del Nuovo Testamento Italiano/Greco, è ancora un regalo inglese, molto apprezzato alla cultura biblica italica e ottocentesca, vista sicuramente l’esigua tiratura del tomo.
Un investimento a perdere, certamente non remunerativo, immaginato per la gioia spirituale di pochi Italiani.
Grazie Inglesi!
Note inopportune
Termino con un commento sulla revisione del 1885 edita da Clay, iniziata da T.H. Bruce, completata dal pastore valdese Augusto Meille, agente S.B.B.F.e con l’aiuto di Alberto Revel, docente universitario alla Facoltà valdese.
Vengono apportate più di quattrocento variazioni e cambiate molte note all’introduzione dei capitoli.
Apparentemente innocue, una di queste, ripresa pure dalla versione francese L. Segond, sarà deleteria per lo sconquasso che porterà nell’ambito delle comunità evangeliche.
La sovrascritta di 1Corinti 11:2, che interrompendo arbitrariamente il testo, inserisce affinché sia ben visibile la dicitura: “contegno della donna nella chiesa”, innesca il ministerio della Parola e la preghiera delle donne nell’adunanze e nei culti. Chiaramente nel capitolo, la questione è sul velo per le sorelle, se indossarlo nelle riunioni fuori dalle raunanze ufficiali di chiesa, dove le donne possono esercitare la testimonianza evangelistica e la preghiera.
Non v’è dubbio, sul tipo di condizionamento teologico ed esegetico che la sovrascritta, inserita nel testo biblico, procura a chi legge; questo pensiero proveniente dalla scuola liberale tedesca, darà adito a quel che sfocierà nel xx secolo, al pastorato femminile, tacciando come idee paoline 1Corinti 14:34. Paolo (1Co 1:17) per il rispetto delle Scritture e delle rivelazioni ricevute, ammonisce sé stesso di non rendere vana la croce di Gesù con la sapienza umana (1Co 2:4-5.) ricordando che la sua predicazione ovvero la sue lettere, si basano e si confermano esclusivamente sulla potenza divina.
Per non morire da parte di fuoco amico, occorre ribadire con forza 2Timoteo 3:16-17 anche se dispiacerà a qualcuno.
Se vi sarà l’occasione tornerò sulle Bibbie Diodati dal 1850 a fine secolo, con molte altre notizie.