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 Il passaggio da un anno ad un altro provoca, sempre e comunque, un momento di riflessione. Si ripensa con sentimenti contrapposti al passato: alle gioie vissute, ma più facilmente alle esperienze difficili e sofferte, agli errori commessi, alle occasioni perdute… Si guarda con un misto di speranza e di preoccupazione al futuro: cosa ci attende? Quali fatti si presenteranno sul nostro cammino? Sarà possibile in certe situazioni voltar pagina per dimenticare e per vivere finalmente esperienze positive e gratificanti? 
     Come c#332971;enti in Cristo siamo sorretti, in questa riflessione, da una fondamentale certezza: il Signore della nostra vita “è lo stesso, ieri, oggi e in eterno” (Eb 13:8). Questa affermazione ci ricorda la sua immutabilità nel tempo, l’immutabilità del suo amore per noi: il Signore che ci ha amato ieri, donando la sua vita per noi e guidandoci, attraverso l’azione potente del suo Spirito, a conoscere le benedette esperienze della giustificazione e della rigenerazione, è lo stesso Signore che ci guiderà oggi nel nostro presente e che ci guiderà nel nostro futuro, in un “domani” senza limiti: in eterno! Se abbiamo conosciuto l’amore e l’azione di Dio nella nostra vita nei giorni che sono già passati, non abbiamo motivo per dubitare che li conosceremo ancora nei giorni che verranno: in quel continuo presente che rapidamente diventa passato e che, altrettanto rapidamente, ci porta nel futuro. Cambia il numero degli anni, cambia il numero dei nostri giorni, cambiano le situazioni interne ed esterne alla nostra vita, cambiano di conseguenza le esperienze, ma il Signore non cambia. Non cambiano il suo amore per noi e la sua fedeltà nel proteggerci, nel soccorrerci, nel sostenerci, nel correggerci, nel consolarci. Amore e fedeltà: due realtà divine, immutabili, sulle quali potremo ancora contare nel futuro, così come vi abbiamo contato nel passato. È lo stesso Signore che rivolge a ciascuno di noi le promesse rivolte centinaia di anni fa a Giosuè (“…il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque tu andrai”, Gs 1:9) e all’imperatore persiano Ciro (“Io camminerò davanti a te, e appianerò i luoghi impervi; frantumerò le porte di bronzo, spezzerò le sbarre di ferro; io ti darò tesori nascosti nelle tenebre, le ricchezze riposte in luoghi segreti, affinché tu riconosca che io sono il Signore che ti chiama per nome…”, Is 45:2-3). 
     Ecco una straordinaria promessa: il Signore sarà con noi dovunque andremo (in nessun luogo potremo sfuggire alle amorevoli cure della sua presenza) e camminerà davanti a noi, per indicarci attraverso la sua Parola il cammino da compiere, per rendere il percorso più agevole (“appianando, frantumando, spezzando”) e per donarci quei “tesori” e quelle “ricchezze”, soprattutto interiori, di cui avremo bisogno per vincere le avversità e le nostre tante miserie. 
     Una di queste sere, nelle tipiche riflessioni infantili che precedono il sonno, il mio piccolo Samuele mi ha fatto due domande: “Babbo, ma se il Signore abita su nel cielo, come fa a dormire? E, se il cielo è morbido, come fa il Signore a camminare?”. Era preoccupato che il Signore non potesse dormire e camminare come lui! È stato bello ricordare insieme che il Signore non sonnecchia e non dorme (Sl 121:4) e che cammina ogni giorno davanti a noi, al nostro fianco, senza mai abbandonarci un solo istante. 
     Ma di questa presenza dovremo essere perfettamente consapevoli, anzi questa presenza dovremo desiderarla e ricercarla.Dovremo fare nostra la promessa-impegno del salmista: “Io camminerò alla presenza del Signore sulla terra dei viventi” (Sl 116:9) ed il cammino che ci viene indicato dovremo percorrerlo “con perseveranza” e, soprattutto, “fissando lo sguardo su Gesù”, perché è lui che “rende perfetta la nostra fede” (Eb 12:1-2).