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 Raccontando la vita di Gesù, Matteo per dodici volte sottolinea che ogni singolo episodio era già stato previsto dalle scritture profetiche e che, di conseguenza, non costituisce una novità della rivelazione di Dio al suo popolo, ma l’adempimento di quanto già previsto e promesso. La stessa sottolineatura la troviamo due volte in Marco, due volte in Luca e nove volte in Giovanni. La prima venuta di Gesù, la sua nascita, la sua morte, la sua risurrezione erano state ampiamente annunciate dai profeti. Pietro ci ricorda infatti che “lo Spirito di Cristo che era in loro… anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che doveva seguirle” (1P 1:12). Di conseguenza il tempo della nascita di Gesù fu il tempo in cui “tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta” (Mt 1:22). Come annunciano le parole di Isaia (7:14), ricordate da Matteo, Gesù sarebbe nato da una vergine: evento straordinario e miracoloso, perché “ragionevolmente” assurdo ed incredibile. Eppure le persone che avevano un cuore aperto e sensibile all’ascolto della Parola di Dio non lo avevano scartato perché irragionevole. Nella loro mente l’unico criterio di ragionevolezza non era rappresentato infatti dalla loro “scienza”, ma da quello che Dio aveva detto tramite la sua Parola. E, se Dio aveva detto che “una vergine” sarebbe rimasta incinta ed avrebbe partorito un figlio, ebbene la loro fiducia in Dio e nella sua Parola le portava a credere che “tutto ciò”, pur se incredibile, sarebbe davvero accaduto! È bello scoprire che erano diverse le persone che, dopo aver ascoltato la parola profetica, ne attendevano l’adempimento. Luca ci racconta di un “uomo giusto e timorato di Dio”, Simeone, che “aspettava la consolazione di Israele” (2:25); subito dopo ci racconta di “una profetessa”, Anna, che dopo aver visto Gesù portato nel tempio dai suoi genitori, “parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (2:38). C’era quindi un gruppo di persone che erano in attesa, che aspettavano l’adempimento di quanto promesso dal Signore. E quanto promesso avvenne davvero nel tempo voluto dal Signore! Mentre per Dio il tempo che separa l’annuncio dei suoi progetti dal loro adempimento è il tempo della preparazione, per il suo popolo il tempo che separa l’ascolto di quell’annuncio dalla sua realizzazione è il tempo dell’attesa. 
      
Le persone che vivevano l’attesa della “consolazione di Israele” e della “redenzione di Gerusalemme” hanno visto il pieno adempimento di quanto annunciato e promesso. Anche noi, oggi, godiamo i benefici di quell’adempimento: la salvezza, la consolazione, la redenzione! Ma contemporaneamente siamo chiamati ad aspettare un nuovo adempimento divino. Infatti, come ci ricorda Paolo, “quando questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria»” (1Co 15:54-55). La vittoria sulla morte è realtà ancora più incredibile di una vergine incinta, ma… è una promessa del Signore e “tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in lui” (2Co 1:20). Oggi l’adempimento di questa promessa, che si realizzerà quando “il Signore stesso scenderà dal cielo”, ci chiama a vivere il tempo dell’attesa. Simeone, Anna e tutti quelli che con loro “aspettavano la redenzione di Gerusalemme” guardavano in alto e vedevano, attraverso la Parola, la gloria del Signore che stava per essere manifestata, nonostante che intorno a loro vi fosse solo desolazione morale, spirituale, politica. Allo stesso modo, mentre vediamo intorno un mondo sempre più corrotto e mortale, guardiamo verso l’alto perché è dai cieli che aspettiamo colui “che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Fl 3:20-21). La vera ragionevolezza, ancora oggi, consiste nel prendere la Parola di Dio sul serio!